"Achille Castiglioni- design tra magia e ironia
Palermo convegno e mostra su Achille Castiglioni
Testo di: Cinzia Ferrara (c.so di Laurea in Design - Facoltà di Architettura di Palermo)
Foto di: Fabio Gambina
Achille Castiglioni (1918-2002), architetto e designer (dal 1938 con i fratelli Livio e Pier Giacomo, dal 1968 da solo), ha contribuito in modo determinante a definire la singolarità del design italiano, e la sua affermazione internazionale. Autore di oggetti tecnicamente impeccabili, ma sempre risolti con l'uso sottile dell'intelligenza piuttosto che con l'esibizione della tecnologia; designer di lampade dove l'effetto luminoso si traduce in suggestione venata di magia; ideatore ironico di mitici assemblage; progettista di indimenticabili allestimenti: col suo rigore e con la sua leggerezza ha conquistato più generazioni di designer in tutto il mondo. Molti suoi oggetti appartengono in modo definitivo alla storia del design, non solo italiano, mentre segnano tuttora gli scenari visivi contemporanei.
Vanni Pasca
Il 25 marzo si è tenuto a Palermo un convegno e è inaugurata una mostra dal titolo: "Achille Castiglioni- design tra magia e ironia", organizzata dal Dipartimento di Design.
La mostra è centrata su una serie di progetti che, complessivamente, caratterizzano il lavoro del grande designer: tra gli altri, quasi tutte le lampade (Flos), molti progetti di piccoli mobili, spesso "assemblage" (quasi tutti Zanotta), molti oggetti (quasi tutti Alessi). Ci sono anche video e poster su Castiglioni.
Il convegno e la mostra sono a cura di Vanni Pasca, l'allestimento della mostra è dello Sudio Laviani. Il convegno vuole aprire un dibattito sul significato dell'opera di Castiglioni nella storia del design italiano e, insieme, sulla sua attualità oggi.
Partecipano al convegno varie personalità istituzionali mentre svolgono relazioni Vanni Pasca
(presidente del Corso di Laurea in design di Palermo); Michele Argentino (preside del Dipartimento di design); Piero Gandini in rappresentanza di un'azienda, Flos, con la quale Castiglioni ha a lungo collaborato; Italo Lupi nella duplice veste di direttore di una delle principali riviste di design e insieme di grande grafico che ha collaborato con Castiglioni a numerosi progetti di mostre e allestimenti.
Un evento a Palermo che mira a far meglio conoscere nella situazione siciliana l'opera di Castiglioni. L'obiettivo è parte della strategia del nuovo Corso di laurea in design nato da due anni a Palermo: ampliare in Sicilia la conoscenza del design italiano e divulgarne il significato negli scenari della cultura contemporanea; promuoverne la crescita come essenziale anche per lo sviluppo economico-sociale del territorio in questione.
Il convegno che si è tenuto a Palermo, e che ha preceduto l’inaugurazione della mostra dedicata ad Achille Castiglioni, ha offerto un momento di riflessione sull’opera di una delle figure più rappresentative ed emblematiche del design italiano. L’iniziativa, come ha tenuto a precisare Vanni Pasca, promossa dal Dipartimento di Design, non è un evento isolato, ma rientra in un progetto più ampio, in atto da anni, che mostra grande attenzione verso le tematiche legate al design e alla metodologia della disciplina, oltre che alle figure, come quella di Castiglioni, che hanno influenzato e continuano ad influenzare fortemente l’attività di giovani designer nel mondo. Come ha sottolineato Davide Rampello, che ha in progetto di portare la Triennale a Palermo, la mostra è la prima che si svolge in Italia dopo la morte di Castiglioni, un dato che esprime grande sensibilità ed attenzione da parte del Dipartimento di Design.
Così come appare nell’immagine che lo ritrae sulla locandina, sorridente ed ironico, allo stesso modo è stato descritto nel corso del convegno, nel quale sono emersi più aspetti di un caleidoscopico designer e del suo modo curioso ed allegro di progettare, attraverso i racconti anche personali di chi l’ha conosciuto ed ha con lui percorso un tratto della sua longeva attività progettuale.
Se non siete curiosi, lasciate perdere soleva dire, sottolineando l’importanza della capacità di sapere osservare le cose, il loro funzionamento, e di elaborare nuove soluzioni progettuali, sempre attraverso una capacità di sintesi che faceva divenire ogni elemento del progetto assolutamente indispensabile, facendo della semplicità il risultato finale, raggiunto senza apparente difficoltà, come per un processo naturale, eliminando tutto ciò che era superfluo.
Alberto Seassaro ci ha raccontato del Castiglioni maestro e del suo rapporto con gli studenti dell’università a Milano, di come arrivasse a lezione con una valigia da cui tirava fuori una serie di oggetti, raccontando il percorso progettuale dall’idea fino al prodotto finito, sempre in modo leggero, purché non degeneri in lavoro diceva, sottolineando l’importanza che la gioia di progettare non debba mai essere sopraffatta dalla fatica fisica e intellettuale.
Nicola Giuliano Leone, ha tracciato il panorama storico-sociale degli anni ‘40 in cui ha operato quella generazione del design italiano a cui appartengono i Castiglioni, e del suo rapporto con il mondo della produzione, non dettato da matrici economiche, ma piuttosto dalla volontà di portare nel mondo dell’industria l’importanza e la qualità del progetto.
Michele Argentino, in un’ampia e dettagliata analisi, ha dato una lettura critica del lavoro del designer in cui sono emersi la generosità, l’etica e la responsabilità di chi come Castiglioni, è stato chiamato ad assumersi l’onere di progettare oggetti per la società civile.
Italo Lupi ha ripercorso le vicende di una collaborazione lunga tra lui ed il designer, cominciata con una mostra sui canali navigabili a Milano, in cui i fratelli Castiglioni, con pochi mezzi economici e l’impossibilità di modificare gli spazi, mostrarono di sapere creare un allestimento di forte impatto, in cui la grafica, realizzata da Max Huber, venne usata come strumento di sintesi delle cose esposte, divenendo un elemento che accompagnerà costantemente l’attività allestitiva di Castiglioni.
Piero Gandini, che per la Flos ha realizzato molti suoi progetti di lampade, ha descritto il rapporto tra il designer e l’industria, e la singolarità delle aziende italiane, per lo più a gestione familiare, del loro modo di prendere rapidamente decisioni e del coraggio di proporre sul mercato nuovi prodotti, indipendentemente dalle ricerche di marketing.
Infine Philippe Daverio ha osservato come ripetere o imitare il linguaggio di Castiglioni è praticamente impossibile, quello che invece va assolutamente recuperato è la sua metodologia progettuale, concludendo che il metodo è fuor di dubbio la sua eredità migliore.
Nel pomeriggio si è aperta la mostra, che resterà aperta fino al 4 aprile, allestita dallo Studio Laviani con estremo rigore e semplicità, ma capace altresì di dare un’idea della lunga e prolifica attività del designer, entrato, quasi in punta di piedi nelle case degli italiani. Prodotti, video e manifesti delle principali mostre a lui dedicate, accompagnano il visitatore in un percorso che copre un ampio spettro di tempo, che segna la storia non solo di un designer ma di una nazione intera, ed a cui ognuno sente di appartenere, almeno in parte. Molti i visitatori, tra cui Giovanna la figlia di Castiglioni, che ringraziando tutti ha sottolineato come l’evento sarebbe sicuramente piaciuto al padre, e coloro che hanno lavorato alla complessa organizzazione dell’evento vogliono considerarlo non come un giusto riscontro, ma come un grande e inaspettato regalo.